
Bentornati all’appuntamento con le news di Osm1816. Oggi parliamo della combinazione tra lavoro in ufficio e smartworking, ossia il lavoro da remoto. A causa del Covid, come sappiamo, moltissimi lavoratori si sono ritrovati costretti a rimanere a casa e a lavorare dalla propria abitazione. Questo ha comportato un cambiamento radicale della cultura del lavoro come la conosciamo: team disgregati, difficoltà tecniche da un lato, ma anche comodità e più tempo da trascorrere con i propri affetti e da dedicare a se stessi dall’altro. È per questo che i professionisti delle Risorse Umane e i team HR delle aziende stanno pensando di applicare, appunto, una forma di lavoro ibrido che permetta ai lavoratori di scegliere come e dove lavorare. Ma approfondiamo meglio l’argomento grazie ad un articolo letto su clearreview.com. (I tuoi collaboratori rifiutano le innovazioni tecnologiche? Prova a leggere QUI)
Se stai leggendo questo articolo, è probabile che tu sia uno dei milioni di lavoratori che, a causa dello scoppio della pandemia di Covid-19 si è ritrovato, da un giorno all’altro, a lavorare da casa. Sono tanti i dipendenti che si chiedono come sarà il proprio futuro lavorativo: si lavorerà da casa per sempre o si tornerà alla routine pre-Covid? Si potrà scegliere liberamente, sarà possibile mixare le due modalità? Quest’ultima opzione si prospetta come quella che prende “il meglio” di entrambe.
Tale prospettiva, però, pone alcune sfide da affrontare, nonché problemi da risolvere per il settore HR, per le aziende e per gli imprenditori.
La maggior parte delle aziende si è ritrovata a doversi adattare allo smartworking senza alternative. Adesso, però, molte realtà aziendali ne hanno osservato i benefici e non vogliono tornare indietro. Ad esempio, il 55% dei lavoratori negli Stati Uniti desidera un mix di lavoro da remoto e in sede; nel Regno Unito si prevede che i dipendenti che lavorano da casa passino dal 18% pre-pandemia al 37%. Addirittura si stima che in Cina, tra un decennio, il 60% dei lavoratori svolgerà la propria occupazione da remoto, contro il 40% in ufficio.
Le sfide del lavoro ibrido
Ma il lavoro ibrido non è di certo solo rose e fiori. Anzi, può creare problemi se non si instaura un livello eccellente di comunicazione tra team, manager e reparto HR. Potrebbero sorgere problemi di disuguaglianza – specialmente per le dipendenti donne. Inoltremolti temono per la mancanza di pluralità nei processi decisionali – prevedendo che questi vengano affidati al maschio bianco, senza tener conto di altri punti di vista.
Ci sono anche preoccupazioni riguardo le disuguaglianze socioeconomiche tra chi è o non è in grado di lavorare da casa. Chi lavora da remoto, infatti, potrebbe avere uno scarso accesso alla connessione Internet o vivere in una casa con spazi poco ampi. Queste caratteristiche potrebbero rendere l’attività lavorativa stressante e far preferire ai dipendenti uno spazio diverso da quello delle mura casalinghe.
Anche la personalità del singolo dipendente non va lasciata indietro: alcune persone lavorano meglio con una routine fissa e potrebbero essere a disagio in una situazione ibrida. Una forma di attività lavorativa ibrida può anche avere un effetto diverso sulle persone introverse rispetto a quelle estroverse.
Insomma, sono davvero tanti gli aspetti da tenere in conto se un’azienda ha intenzione di passare seriamente a una forma di lavoro ibrido. È importante che tutte le voci vengano ascoltate, specialmente quelle dei dipendenti.
Quali sono i vantaggi ?
Sicuramente il vantaggio più evidente dello smartworking è quello di poter lavorare da dove si vuole, basta avere una connessione Internet. Inoltre, il lavoro da remoto è più democratico: se nessuno è fisicamente in una stanza e tiene le redini della conversazione, allora nella stanza ci sono tutti. Tutti possono far ascoltare la propria voce, tutti prendono decisioni collettivamente.
Grazie ad uno studio condotto dalla East Carolina University si è anche scoperto che, grazie alle riunioni virtuali, le persone introverse e timide sono diventate più sicure di se stesse e sono più partecipi – specialmente se si tratta di esprimersi verbalmente.
In che modo la gestione delle prestazioni può supportare il lavoro ibrido
Nell’organizzazione del lavoro ibrido le Risorse Umane svolgono un ruolo fondamentale. Gli esperti di HR, infatti, hanno il compito di aiutare le aziende nell’impresa. Serve un’ottima comunicazione, dialogo, collaborazione, obiettivi adattabili.
Ecco 5 diversi aspetti della gestione delle prestazioni che dovrebbero essere applicati:
- allineamento degli obiettivi. In un ambiente di lavoro ibrido gli obiettivi dovrebbero essere strategicamente allineati con gli obiettivi a breve termine. I manager devono concentrarsi su una veloce capacità di ridefinizione degli obiettivi, perché il cambiamento è sempre dietro l’angolo e c’è bisogno di una mentalità agile.
- Collaborazione e responsabilità in team disaggregati. Quando i team non possono più lavorare fianco a fianco c’è bisogno di maggiore fiducia e “connessione”. Inoltre ai dipendenti potrebbero essere affidate più responsabilità, dando loro la possibilità di elaborare strategie e progetti: ciò stimolerà la collaborazione.
- Coinvolgimento e benessere. Al centro di tale organizzazione va anche considerato il benessere del dipendente, che ha esigenze personali e un approccio unico. La cura del suo benessere porterà beneficio alle prestazioni lavorative.
- Ricompensa e riconoscimento. Le conversazioni su prestazioni, progressi e retribuzione non devono mancare mai, quando necessarie, ed essere sempre oneste. Questo fa sì che i dipendenti si sentano più coinvolti.
- Dati sulle prestazioni per creare informazioni e rimanere in contatto. I dati sulle prestazioni aziendali sono fondamentali per comprendere l’andamento delle strategie messe in atto. Questo ti darà un quadro completo dello stato di avanzamento dell’organizzazione, ma anche segnali su quali aspetti è necessario intervenire.
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